Documento n.348
NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Arma utilizzata dai partigiani della Val d’Ossola negli anni della Resistenza.
L’ufficio falsi
Mario Pigatto a tal proposito scrive: “L’ufficio falsi non era altro che un semplice sacchetto sporco di colla e di inchiostro con dentro timbri di metallo e di gomma, boccette di inchiostro, tamponi, colla, puzzoni, forbici, chiodi d’alluminio, un torchio massiccio ed angoloso, poi documenti in bianco di ogni genere, carte d’identità, bolli di segreterie comunali, certificati di impiego, licenze, fogli di viaggio, scontrini rosa, lascia passare, esoneri, tesserini militari, documenti repubblichini, tedeschi, bilingui; una babele dove riuscivano a pescare giusto solo due o tre iniziati. E in una scatoletta infine un mucchietto di fotografie formato tessera che aspettavano turno di essere incollate e bollate a secco su qualche documento, per trasformarsi poi innocenti preti di campagna, viaggiatori di commercio, manovali, ufficiali della GN R, studenti, invalidi e simili. E la sede? Da un lussuoso appartamento ad un oratorio, da un ospizio di carità ad una torre cadente, da un sotto palco di teatro ad una baracca di campagna. E i timbri? Veri gioielli imitati alla perfezione. Esce un documento nuovo c’è da impazzire ad imitarlo, aquile tedesche, fasci repubblichini, distretti, uffici del lavoro. Oltre a procurare i documenti nuovi, trovare il metallo occorrente (acciaio, alluminio bronzo, leghe speciali) bisogna poi correre dal bravo Attila… Partigiano, provetto incisore e cesellatore. Caro ufficio falsi, quanta gente hai salvato”. NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Timbri utilizzati dai partigiani per falsificare documenti.
Le azioni di disturbo
NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Proiettili utilizzati dai partigiani negli anni della Resistenza. Nel frattempo i partigiani attivi a Busto Arsizio continuano a mettere in atto azioni di disarmo, operazioni di disturbo e rappresaglie. Così Mario Pigatto racconta nel i suoi scritti: Ottobre 1943 “A casa di Luciano Vignati otto partigiani decidono un raid notturno al campo d’aviazione di Lonate Pozzolo, riescono a togliere da alcuni bombardieri le mitragliatrici 12,7 e le portano a casa di “Sandrin” Sandrino Colombo, capo partigiano di Busto Arsizio”. Marzo 1944. Il partigiano Luigi Millefanti in una riunione fatta a casa di Claudio decide di danneggiare la cabina Enel di viale Sicilia. I partigiani vi riescono distruggendo un trasformatore. Aprile 1944 Viene fatta la stessa operazione alla cabina Enel di via General Espinasse con lo stesso risultato. Rimane bloccato lo stabilimento Comerio che costruiva materiale bellico.
Un proiettile.
NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Proiettile recante la scritta “26.04.1945 Cuggiono”.
I sacerdoti di Busto nella Resistenza
Tutti i materiali messi a disposizione dalle industrie bustocche dovevano necessariamente essere nascosti per poi essere distribuiti tra i vari gruppi partigiani. Ciò avvenne anche grazie alla grande collaborazione di molti sacerdoti cattolici. Dagli scritti di Mario Pigatto: “nel mese di gennaio a Busto Arsizio si presentò il problema di reperire una base sicura per depositare il materiale di rifornimento da immagazzinare in città, perché potesse poi essere distribuito secondo le necessità parte alle formazioni del piano e parte a quelli della montagna. La drogheria Vignati e Allavelli, punto di riferimento privilegiato per i contatti tra i comandanti delle bande, nonché il centro di confezionamento dei pacchi viveri e di altri generi, come vestiario, equipaggiamento vario e armi, era insufficiente. Durante i 20 mesi resistenziali i luoghi più usati al magazzinamento oltre alla drogheria di via Silvio Pellico, furono la casa di Sandrin in via Salvator Rosa, la casa di Cesare Carnaghi a Sacconago, la canonica di Don Angelo Grossi a Solbiate Olona presso l’oratorio, l’altra canonica di Don Carlo Pozzi presso l’oratorio di Castegnate e i sotterranei del seminario arcivescovile di Venegono Inferiore; un altro deposito fu ricavato nei sotterranei della chiesa di Sant’Edoardo a Busto Arsizio, sotto la protezione e sorveglianza di Don Ambrogio Gianotti”. NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Pistole e fondina utilizzate dai partigiani durante la Resistenza.
L’arrivo della colonna Stamm.
NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Bisaccia di un soldato tedesco della colonna Stamm.
Le brigate partigiane di Busto Arsizio
Busto Arsizio è sede del 102° brigata Garibaldina chiamata “Maurizio Macciantelli” e di tre brigate azzurre (ossia di ispirazione cattolica), la “Giani”, la “Lupi” e la “Raimondi”. È inoltre sede di un Comando Raggruppamento di Divisione, la “Alfredo Di Dio”. Le prime brigate nascono all’interno delle fabbriche. I gruppi interni alle fabbriche tessili bustesi sono in stretto contatto con il CLN e con le formazioni partigiane; forniscono vestiario, scarpe, coperte, lenzuola sia ai giovani renitenti alla leva nascosti presso famiglie bustocche, sia ai partigiani operanti in montagna. Oltre alla ricerca dei finanziamenti, gli operai degli stabilimenti protetti rallentavano la produzione e compivano veri e propri atti di sabotaggio della costruzione di materiale bellico, in modo che divenisse inutilizzabile per i tedeschi. Dagli scritti di Mario Pigatto. Novembre 1943: “I primi contatti con le formazioni di montagna vennero allacciati con i gruppi partigiani che occupavano la zona del Monte di San Martino, tra la Valcuvia e la Valtravaglia, nell’alto Varesotto. Soprattutto i patrioti gallaratesi sotto la direzione di Mario Sola organizzarono un servizio di rifornimenti destinato all’assistenza del gruppo “Cinque giornate”, ossia dei 180 uomini del colonnello Carlo Croce che, impossessatisi di un forte in Val Alta, vi rimasero con la collaborazione degli abitanti dei paesi di Duomo, Cuveglio, Rancio Valcuvia, Mesenzana e Brissago Valtravaglia, fino al 14 novembre 1943, data in cui circa 3000 uomini della Wermacht, militi della GNR, presero d’assalto le postazioni partigiane, scatenando la prima vera offensiva bellica contro i banditi. L’assedio si prolungò per cinque giorni e solo una novantina di partigiani riuscirono a riparare nella vicina Svizzera insieme con il colonnello Croce. La tragedia di San Martino fu in un certo senso pedagogica per i patrioti altomilanesi, in quelle condizioni privi di un’organizzazione militare sufficientemente funzionale, era impossibile uscire allo scoperto ed impegnarsi in lotta aperta contro gli occupanti tedeschi. Giocava in favore della prudenza anche la sempre maggiore consapevolezza dell’importanza strategica di Busto Arsizio nell’economia della resistenza, ove si stava organizzando una centrale di rifornimenti per le formazioni di montagna”. NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Giacca invernale utilizzata dai partigiani durante la Resistenza.
Il ruolo delle aquile randagie
NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Cappello delle Aquile randagie, anni della Resistenza. A Busto Arsizio, nonostante lo scioglimento dei gruppi scout su direttiva del regime fascista, alcuni ragazzi proseguirono comunque questa attività nella clandestinità permettendo a molte persone ricercate di espatriare in Svizzera.
L’avvio della Resistenza a Busto A.
Dagli scritti di Mario Pigatto: “8 settembre 1943. La liberazione di Mussolini e la costituzione della RSI nel settembre ’43 portò al primo pensiero di resistenza attiva negli ambienti sociali e culturali bustesi. A Busto Arsizio non esisteva un movimento laico organizzato così solidamente quanto quello cattolico. L’unione di questi due movimenti portò alla costituzione del Comitato di Liberazione Nazionale come unità operativa stabile a partire dall’ottobre 1943, in grado di affrontare i primi difficili problemi inerenti alla lotta clandestina. Le diverse modalità di adesione alla resistenza da parte del clero locale e i contatti della realtà cattolica clandestina nell’Alto milanese con i gruppi partigiani delle Prealpi varesine fecero emergere Busto Arsizio come centro catalizzatore del movimento clandestino. I componenti del comitato di liberazione nazionale bustese furono: l’avvocato Enrico Tosi e Luciano Vignati per la Democrazia Cristiana, l’avvocato Cosimo Orrù per il Partito d’azione, Giannino Facchinetti per il PRI, Bruno belloni per il PLI, Paolo Pellegatta per il PSI, Roberto Cullin per il PCI. Alle riunioni intervennero anche il dottor Bovienzo Raffaele e l’avvocato Camillo Tosi e Don Ambrogio Gianotti”. “Inizia la resistenza bustese con copertura e appoggio di carabinieri che non aderiscono alla RSI, spalleggiati dal maresciallo Mazzolari che si mette a disposizione del comando partigiano. Molti di essi, sbandati, vengono avviati in montagna con il capitano Beltrami e il comandante Alfredo di Dio nella zona di Omegna”. NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Divisa dei partigiani azzurri in versione estiva.
Telefono da campo.
NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale DESCRIZIONE REPERTO Telefono da campo utilizzato dal SIMNI durante la Resistenza con indicazioni d’utilizzo.