Museo Didattico Fiorini

Il secondo libro del fascista

Il Secondo libro del fascista fu pubblicato nel 1939 per la prima volta e al suo interno possiamo notare come l’argomento principale sia la razza, volendo instillare negli studenti questa visione della realtà. Vedendo come è strutturato il testo e cosa sostiene, è evidente come l’opera di propaganda fascista volesse plasmare la mentalità e i comportamenti degli italiani in chiave razzista e antisemita. Il libro comincia affermando che la specie umana è unica ma che in essa si distinguono le razze. Per definire cosa sia una razza, il testo sostiene che la razza è un gruppo umano i cui individui hanno dei caratteri simili, come per esempio il colore della pelle, le attitudini, la forma del cranio ecc. Data questa definizione, si dice che in Italia erano presenti stirpi di razza bianca, chiamate razze ariane, che discendevano da famiglie etniche molto nobili e apparivano legate nello sviluppo storico della civiltà, sostenendo che fosse documentato come nella storia i popoli di maggior civiltà fossero stati quelli appartenenti a tale razza, compresa la civiltà attuale. Dopo aver esaltato la razza ariana, il libro afferma che ci siano situazioni di pericolo o di decadenza e, pertanto, essa deve essere difesa sia in senso fisico che in senso spirituale, così da conservare la sua purezza e la sua capacità di dominio e ascesa. A tal riguardo, viene propagandato che il fascismo volesse portare l’unità italiana al suo massimo grado di efficienza e questo poteva avvenire soltanto rafforzando e purificando la razza. Viene messo in evidenza, in seguito, il pensiero razzista di Mussolini fin dagli albori del fascismo. Parlando, poi, di razze non ariane, il libro si concentra sugli ebrei, affermando sono presenti in tutto il mondo. Gli ebrei vengono chiamati semiti, si dice, perché sono una delle stirpi discendenti da Sem, che è il figlio di Noè. Le loro caratteristiche fisiche, si sostiene, li renderebbero distinguibili dalle altre persone. Sempre nel testo, vengono ricordate le leggi razziali, pubblicate nel 1938, che avrebbero avuto come obiettivo quello di preservare la razza italiana e, inoltre, contrastare il presunto complotto internazionale ordito dalla comunità ebraica ai danni dello stato fascista. È evidente, pertanto, come la propaganda razzista e antisemita sia stata uno dei punti cardine in quella che, nell’ottica di Mussolini, doveva essere la creazione di un nuovo tipo italiano. scritto da Veronica Basilico curato dal prof. Tomas Cipriani