Museo Didattico Fiorini

Il caporale e le reclute

NOME PROPRIETARIO Martina FerrariniDATA REPERTO 1937TIPOLOGIA REPERTO Foto di collezione privataDESCRIZIONE REPERTO Caporal maggiore Giovanni Ferrarini ritratto con le sue reclute in posizione di attenti – presenta arm. Reperto curato dal prof. Tomas Cipriani

Cappello alpino

NOME PROPRIETARIO Martina FerrariniDATA REPERTO 1937TIPOLOGIA REPERTO Oggetto appartenente a collezione privataDESCRIZIONE REPERTO Cappello del caporal maggiore Giovanni Ferrarini, del sesto gruppo di alpini di Brunico e il motto “dura per durare”. Reperto curato dal prof. Tomas Cipriani

Anello

NOME PROPRIETARIO Canella Giulia (in particolare al nonno paterno)DATA REPERTO 1943TIPOLOGIA REPERTO Fotografia di archivio privato.DESCRIZIONE REPERTO Dalle parole della studentessa: “Anello d’argento dell’aviazione americana, il quale fu modificato e reinciso da un fabbro italiano nel campo di prigionieri di guerra in Indiana (Stati Uniti d’America). Sull’anello si può infatti leggere “Prigionieri di guerra italiani Natale 1943 Camp Atterbury. L’anello appartiene al mio bisnonno Augusto, egli fu un bersagliere e combatté nella seconda guerra mondiale in particolare durante la battaglia di El Alamein (23 ottobre-11novembre 1942), battaglia molto importante per la storia italiana nella quale l’esercito italiano si sacrificò per coprire la ritirata degli AfrikaKorps, truppe tedesche stanziate in Africa. Questa battaglia determinò una sconfitta italiana per minoranza numerica e mancanza di rifornimenti ma l’esercito italiano combatté fino alla fine. A seguito di questa battaglia molti soldati italiani furono presi come prigionieri di guerra, tra cui appunto il bisnonno Augusto che fu stato deportato come prigioniero di guerra negli Stati Uniti d’America in Camp Atterbury nell’Indiana. I prigionieri di guerra venivano principalmente utilizzati come forza lavoro, e godendo i soldati italiani di una migliore reputazione rispetto ai soldati tedeschi, a loro venivano dati dei permessi per poter lavorare all’interno o nei pressi del campo.Questo anello, il quale fu probabilmente comprato o regalato a mio bisnonno, è la testimonianza e l’unico ricordo che rimase di tutti questi anni di guerra e di prigionia. Personalmente non ho avuto la fortuna di incontrare mio bisnonno e l’anello è giunto a noi tramite mio nonno.” curato dal prof. Tomas Cipriani