Museo Didattico Fiorini

Il dottor Aladar Habermann è riuscito a salvarsi dalle deportazioni grazie in particolare alla perseveranza di Rosa De Molli, sua moglie e madre di Annamaria. Tuttavia egli stesso si è concretamente attivato in più occasioni per garantire protezione a famiglie in pericolo.

Riportiamo qui le lettere di alcune persone salvate dalla deportazione proprio grazie all’intervento del dottor Habermann, scritte dopo la guerra con l’obiettivo di supportare la richiesta di Aladar della cittadinanza italiana.

Gli originali sono consultabili in formato digitalizzato in basso.

 

(Pag 9) Io sottoscritta TEDESCHI Rina Meise Gustavo e fu Zanetti Maria, nata a Verona il 3/1/1899, residente a Badia Calavena (Verona) già nubile, casalinga, dichiaro quanto segue:

Nel Maggio 1944 Fui costretto a fuggire dalla mia abitazione di Badia Calavena (Verona) essendo perseguitata dai Nazi-fascisti, per ragioni razziali e dopo varie peripezie alla fine del suddetto mese, mi rifugiai a Busto Arsizio (Varese) dove -eccezionalmente- venni a conoscere il Sig.Dott.HABERMANN, il quale presami in considerazione, generosamente e patriotticamente, senza tener conto del grave rischio cui andava incontro per la sua stessa persona, mi ospitò presso la di lui famiglia e provvedendo gratuitamente al mio sostentamento sia in vitto che per il vestiario, quando allontanata da casa con puro vestito che indossavo, fino alla Liberazione.           

A Badia Calavena, il 12 Agosto 1949.

LA DICHIARANTE 

Rina Tedeschi

 

 

(Pag 13)

Io sottoscritto, Matteri Virgilio fu Pietro domiciliato a Dongo (Como) Per la verità e giustizia con piacere posso dichiarare quanto segue: 

Dopo la scarcerazione da S.Donnino, (21 marzo 1945) venni nuovamente ricercato dai nazifascisti e minacciato di morte quale elemento da sopprimere.

Per sottrarmi a tale persecuzione fu accompagnato da Padre Santino Viale dei Frati Minori a Busto Arsizio alla casa del Dott. Aladar Habermann completamente sconosciuto a me ed io a lui.

Dallo stesso Dottore fui accolto fraternamente e tenuto celato, con suo pericolo personale, fino alla liberazione.

Dongo, 15 luglio 1949

In Fede

Geom. Virgilio Matteri

 

 

(Pag 14)

DICHIARAZIONE

Noi sottoscritti , Matteri Virgilio fu Pietro , Moschini Mario fu Giov. Battista, Allemagna Mario fu Luigi, Arnaboldi Ambrogio di Fioravanti , Conti Luigi fu Pietro dichiariamo quanto segue:

Il 22 dicembre 1944 fummo arrestati dalle Brigate Nere e passati a disposizione delle SS Tedesche, trasportati alle carceri di S.Donnino a Como, quali elementi antifascisti e antinazisti, a disposizione di essere internati in campo di concentramento in Germania.

Mediante il tempestivo intervento del Dottor Aladar Habermann, che ha potuto avvicinare l’interprete ungherese, si è arrivati in un primo tempo a ritardare e sorprendere il nostro internamento e poi, sempre per merito dello stesso Dott. Habermann rivolgendo a nostro favore le varie disposizioni, dopo tre mesi di lavoro, si è ottenuta la nostra scarcerazione.  

Trascriviamo qui di seguito i nominativi di tutti quelli, noi compresi, che erano nelle condizioni qui sopra dette. 

 

 

(Pag 15)

1) Allemagna Mario    2) Amedeo Giovanni    3) Arnaboldi Ambrogio    4) Battaglia Amedeo    5) Bianchi Fiovo 6) Briz Ernesto       7 )Briz Germano  8) Canape Aimone  9) Canape Dorino 10)Cogotzi Raffaele 11)Finistauri Nicola 12)Gobetti Renato 13)Matteri Virgilio 14)Meloni Sannio 15)Montini Arialdo 16)Montini Giovanni 17)Montini Giuseppe 18)Tognola Diego 19)Soanagatta Achille 20)Todeschi Carlo 21)Nocera Umberto 22)Rossi Luigi 23) Ortelli Carlo 24)Montini Urbano 25)Moschini Mario 26)Negri Giovanni 27)Negri Giuseppe 28)Conti Luigi 29)Nicolini Paolo 30)Nicolini Granzella Tina 31)Romanó Gino

Dongo, 2 luglio 1949

 

 

Pag 16

DICHIARAZIONE

Io sottoscritto Rumi Angelo di Giuseppe residente a Dongo fui arrestato in data 10 ottobre 1944 e detenuto dalle SS Tedesche e pronto per essere inviato in Germania.

Ho potuto essere liberato per l’intervento del Dott. Habermann che ha avvicinato l’interprete Sig.Denes e ha fatto cambiare le accuse che erano a mio carico.

In fede Rumi Angelo 

Dongo 15 luglio 1949

 

 

(Pag 17)

Convento S.Antonio di Padova dei Frati Minori 

Milano, 8 luglio 1949

Per quanto riguarda l’opera benefica svolta dal dott.Aladar Habermann, a Busto, devo rendere la più bella testimonianza.

Nel triste periodo 1943-46, ero Superiore del Convento dei Frati Minori in Busto Arsizio , che accoglieva oltre quaranta religioni . Il Dott.Habermann mi soccorse largamente con medicinali , con la prestazione gratuita dell’opera sua in ogni circostanza. Ma quello che ha più valore e degno di nota furono le sovvenzioni e gli aiuti che il Dottore m’elargiva costantemente , perché le facessi pervenire alle famiglie più bisognose degli internati, prigionieri, partigiani e ad altre famiglie versanti in necessità. Concorse anche, perché con altri generosi benefattori potesse funzionare, presso il Convento la “Casa del povero”, dove, ogni giorno si distribuivano n.50 minestre.

In fede Padre Francesco Bianchi 

Ordine Frati Minori

 

 

(Pag 18)

DICHIARAZIONE

Io sottoscritto Massarelli Giulio fu Erminio, già appuntato dalla Guardia di Finanza in servizio permanente effettivo, dichiaro in piena coscienza quanto appresso:

sin dal tempo cospirativo, risalendo all’anno 1944, epoca che ricorda ancora nel nostro animo molte peripezie per i momenti difficili in cui si viveva, potei portare a termine compiti preziosi e molti e molti ebrei, con l’intento di salvarli, poiché erano braccati dai nazi-fascisti.

Mi misi a contatto con il sig. Dr. Aladar Habermann, il quale non valutando il pericolo a cui andava incontro, si prestava, con affetto sincero all’espatrio dei sig. Paolo e Elena Pick di nazionalità cecoslovacca. Primo compito. In un secondo tempo Bela e Claba Jenei, Colomanno Jenei e Ladislao Vadas di nazionalità ungherese. In seguito anche il Sig. Bela Peiffec di nazionalità ungherese. 

Il Dr. Habermann ha seguito personalmente le persone che mi venivano affidate, meno i due cecoslovacchi, per tranquillità dei fuggiaschi e per assicurarsi della sicura salvezza dei suoi protetti ospitati in suolo Svizzero, da dove sono poi ritornati tutti quanti.

Busto Arsizio , 15/7/1949

In fede

Massarelli Giulio

 

 

(Pag 19)

Deputazione Provinciale di Varese 

Il Presidente 

11 Luglio 1949

Dichiarazione

Il sottoscritto, Luciano Vignati di Busto Arsizio, presidente della Deputazione Prov. Di Varese e già Commissario Comandante del Raggr.to Divisoni “A. Di Dio”del C.V.I., è ben lieto di attestare che durante l’occupazione nazista, arrestato e tradotto nelle carceri di Como, per le responsabilità partigiane venne interrogato dal Comando delle SS di Cernobbio, e, nel dicembre 1944 proposte per l’invio in Campo di Concentramento in Germania. 

Grazie però all’intervento del Dr. Aladar Habermann ( che risiedeva e risiede tuttora nella stessa Città ) per mezzo di certo Dr. Andrea Denes, cittadino ungherese ed amico del Dr.Habermann, la posizione venne completamente cambiata e fu possibile all’ultimo momento evitare la partenza per il il concentramento. Successivamente, avendo il Dr. Habermann abilmente manovrato presso il Comando delle SS. e della Polizia politica repubblichina di Como, poté, insperatamente avere la scarcerazione.

I parenti del sottoscritto, possono attestare che la liberazione mia è avvenuta con uno stratagemma sotto la piena responsabilità dei nominati Dr.Habermann e Denes.

Il sottoscritto è pure nelle condizioni di attestare che il Dr. Habermann si è efficacemente adoperato durante tutto il periodo clandestino per aiutare partigiani combattenti e patriotti politici.

Oltre queste benemerenze attive, il sottoscritto può attestare dei sentimenti di nobiltà del Dr. Habermann, professionista stimato e benvoluto dalla popolazione Bustese dove esplica da anni la sua apprezzata attività di medico.

In fede 

Luciano Vignati

 

 

(Pag 27)

Busto Garolfo 27 Agosto 1949

Il sottoscritto , Danesi Celio , domiciliato in via Carducci 8 a Busto Garolfo dichiara quanto segue:

Nel mese di dicembre dell’anno 1944 ferito in varie parti del corpo dalle brigate nere, riuscì ugualmente a scappare e trovò rifugio presso dei conoscenti in Via La Macca 27 a Busto Arsizio dove, il Dr. Aladar Habermann lo ha nascostamente medicato e curato con grave Sua rischio personale.

In fede

Danesi Celio

 

 

(Pag 28)

Segreteria Generale per le missioni dei Frati Minori

17/9/1949 Roma

Il sottoscritto Del. Generale per l’emigrazione dei Frati Minori nei continenti dichiara di aver conosciuto il Dr. Aladar Habermann residente in Busto Arsizio, P. Libertà n.2 (Varese) nel lontano 1933, l’ebbe vicino sempre quale medico del Convento Francescano sito nella stessa Città, ebbe l’occasione di conoscerne a fondo le sue squisite qualità morali e la sua profonda simpatia per l’Italia.

Durante l’ultima guerra e precisamente nel periodo clandestino, il dr. Habermann lavorò con eroismo per medicazione ai feriti , diede con liberalità ai patriotti fuggiaschi anche il necessario per raggiungere la macchia e così eclissarsi alla persecuzione nazifascista della Repubblica di Salò. Non ebbe paura nascondendo i giovani che erano ricercati per essere ingaggiati nella S. Marco, si prodigò ovunque era bisogno con spirito e volontà ferrea.

Lo scrivente pensa che se vi è uno straniero degno della Cittadinanza Italiana , è proprio il suaccennato Habermann, che con sacrificio si prodigò per il bene dei figli d’Italia nel tempo che la vita poteva essere falciata ad ogni istante.

In fede 

Vassini 

 

 

(Pag 29)

Convento Sant’Antonio di Padova dei Frati Minori 

Milano, 8 luglio 1949

 Milano

Per quanto riguarda l’opera benefica svolta dal dott.Aladar Habermann, a Busto, devo rendere la più bella testimonianza. Nel triste periodo 1943-46, ero superiore del Convento dei Frati Minori a Busto Arsizio, che accoglieva oltre 40 religiosi. Il dottor Habermann mi soccorse largamente con medicinali, con la prestazione gratuita dell’opera sua in ogni circostanza. Ma quello che ha più valore e degno di nota furono le sovvenzioni e gli aiuti che il dottore m’elargiva costantemente, perché le facessi pervenire alle famiglie più bisognose degli internati, prigionieri, partigiani e ad altre famiglie versanti in necessità.

Concorse anche, perché con altri generosi benefattori potesse funzionare, presso il convento” La casa del Povero”, dove, ogni giorno si distribuivano n. 50 minestre.

In fede Francesco Bianchi

Ordine Frati Minori

 

 

(Pag 30)

ATTESTAZIONE

Il sottoscritto, Dr. Carlo de FERRARIS SALZANO, Consigliere dell’Ambasciata d’Italia in Bruxelles, attesta quanto segue: 

Il Dr. Aladar Habermann , di origine ungherese, e sua moglie signora Rosa De Molli, residenti a Busto Arsizio, Piazza della Libertà n. 2, svolsero, durante il periodo dell’occupazione nazista nell’Italia Settentrionale, un incessante e coraggiosa opera di assistenza e di aiuto verso coloro che per motivi politici o razziali erano vittime della persecuzione. Non curanti dei gravissimi rischi cui si esponevano, i coniugi Habermann De Molli nascosero, sussidiarono, liberarono o fecero rimpatriare numerosi perseguitati o fuggiaschi. Allo stesso sottoscritto che nell’autunno del 1944, dopo essere fuggito dal campo di concentramento di Cesano Boscova (Milano) cercava rifugio inl luogo ospitale, i signori Habermann De Molli offrirono asilo nella loro casa di Busto Arsizio. Un elenco, incompleto, dei tanti perseguitati che ebbero aiuto o salvezza dai signori Habermann De Mollii, è allegato alla presente dichiarazione.          

 

 

(Pag 31)

È perciò grato dovere del sottoscritto far risultare con la presente dichiarazione l’azione coraggiosa, patriottica ed umanitaria svolta, tra tanti pericoli e difficoltà, dal dottor Aladar Habermann e dalla consorte signora Rosa De Molli.

 In fede Carlo de Ferraris Salzano Consigliere dell’Ambasciata d’Italia

 Bruxelles, 8 novembre 1949

 

 

(Pag 32)

QUESTURA REPUBBLICANA DI MILANO. 

Milano, 13.1.1945.XXIII

Oggetto: De Ferraris Salzano Carlo fu Andrea 

Arnò Guglielmo fu Carlo-internati nel campo di concentramento di Cesano Boscone.

Ministero dell’Interno

Direzione Generale P.S.

Comunico che in data 24 settembre us. Il Questore del tempo Bettini autorizzò il soprascritto internato De Ferraris Salzano e lasciare il campo di Cesano Boscone e prendere alloggio nel comune di Cesano.

In data 2 agosto 1944 autorizzò pure il soprascritto Arnò Guglielmo ad entrare nella clinica La Quiete di Varese per sottoporsi a cure mediche e sul conto di questi e del De Ferraris, non dispose alcun servizio di vigilanza, fidando sulla parola data sia dallo Arnò a fare ritorno nel campo di concentramento appena guarito e del De Ferraris a non allontanarsi dal comune di Cesano Boscone senza preventiva autorizzazione.

Se non che il De Ferraris si è allontanato da Cesano Boscone rendendosi irreperibile e l’Arnò, dimesso dalla clinica suddetta alla fine di settembre s.a. non ha fatto ritorno nel campo, non si è potuto finora rintracciare. Proseguono le indagini per il loro rintraccio e mi riservo di tornare in argomento in caso di favorevole emergenza.

Il Questore f.to Larice

 

 

(Pag 33)

Ministero degli Affari Esteri

Direz. Gen. del Personale 

Ufficio I^

MINISTERO DEGLI INTERNI D.G.P.S.

Posta da Campo 721

20 novembre 1944

(Oggetto) DE FERRARIS SALZANO Carlo, MARZETTI Mario-

Si prega di voler cortesemente portare a conoscenza del Dottor Carlo de Ferraris Salzano, e del signor Marzetti Mario, attualmente internati a Cesano Boscone, che, in considerazione della presente situazione militare e politica in Ungheria, e delle possibilità di ulteriori sviluppi di tale situazione, questo Ministero ha interessato la Legazione d’Italia a Budapest perché ottenga dalle autorità ungheresi e tedesche il rimpatrio delle loro famiglie, attualmente internate in Ungheria.

Le pratiche sono tuttora in corso, e si ritiene che esse possano avere esito favorevole nei prossimi giorni. Si fa riserva di ulteriori comunicazioni al riguardo, non appena possibile.

Il DIRETTORE GENERALE

 

 

(Pag 36)

Busto Arsizio 26.8.1949

CAMERA DEI DEPUTATI

Dichiaro che il signor Dottor Aladar Habermann , medico chirurgo, residente a Busto Arsizio fin dal 1933, gode di larghissima stima in tutta la cittadinanza per la sua correttezza e moralità sia privata che professionale. Non solo ma, nel triste periodo di occupazione nazifascista fu molto vicino alle formazioni partigiane nella lotta di resistenza aiutando, non solo con la sua opera di medico di chirurgo prestata con abnegazione e disinteresse, tanto da non accettare compensi di sorta anche per le medicine abbondantemente fornite, ma altresì con la sua opera attiva nel salvare, aiutare e proteggere perseguitati razziali e politici.Per queste sue manifestate e chiare doti ritengo che l’Italia possa essere fiera di annoverarlo fra i suoi cittadini.                     

(On.Dr.Enrico Tosi)

 

 

(Pag 37=38)

CAMERA DEI DEPUTATI

DICHIARAZIONE 

Dichiaro che il signor Dottor Aladar Habermann, medico chirurgo residente a Busto Arsizio dal 1933 è persona che gode della massima stima e considerazione in tutti i ceti della popolazione della nostra città e della zona per la sua correttezza e moralità professionale e personale. Dichiaro pure che il dottor Habermann durante il periodo nefasto della occupazione nazifascista, è stato molto vicino alle formazioni partigiane nella lotta di resistenza, sia aiutando in ogni modo i perseguitati politici e razziali, sia prestando con abnegazione e coraggio la sua opera di medico chirurgo senza compensi di sorta, nemmeno per le medicine fornite con larghezza. Inoltre, il dottor Habermann ha sempre dimostrato di essere un vero e sincero amico dell’Italia. Per tutto quanto sopra detto io ritengo che l’Italia dovrebbe essere fiera di annoverarlo fra i suoi cittadini.

(On.Luigi Morelli)

Segretario Confederale Sindacale LCGIL.

Roma, 12 settembre 1949

 

 

(Pag 40-41)

Al Capo Servizio Affari Privati 

Ministero Affari Esteri

ROMA

Il sottoscritto Dr. Aladar Habermann fu Andrea e fu Malvina Giekann, nato a Csatalja, Ungheria il 23-2-1904, residente dall’anno 1933 a Busto Arsizio, Piazza Volontari Libertà 2, Dove esercita la professione di medico chirurgo, fa istanza allo scopo di poter avere l’onore di ottenere la cittadinanza italiana. Trovandosi nelle condizioni previste dalla legge, per essere in Italia da 15 anni, e per aver sposato una donna italiana, ha già richiesta, con domanda fatta il 25/3/1948, corredata da tutti i prescritti documenti, e della quale allega copia, al Ministero dell’Interno (divisione cittadinanza) la cittadinanza stessa.

Essendo venuto a conoscenza che, la cittadinanza italiana viene attualmente concessa solo a quelli stranieri che possono dimostrare il loro attaccamento all’Italia, e di aver fatto qualche cosa per gli italiani, soprattutto nel più doloroso periodo della guerra, si permette di far conoscere quelle azioni che durante l’occupazione nazifascista il sottoscritto ebbe occasione di compiere, per spontaneità di sentimento, a vantaggio di perseguitati e bisognosi, pur mantenendosi sempre estraneo alla politica.

Unisce, pertanto ,un “ promemoria “, ed allega i documenti che comprovano quanto in esso espone. Allega pure, a sostegno della domanda, le dichiarazioni del Sen. Prof.Natale Santero e degli On.li Dr. Enrico Tosi e Luigi Morelli che furono sempre a conoscenza di quanto il sottoscritto ebbe a fare.

Si permette far presente che, anche dopo la liberazione, ebbe modo di dare aiuto ed appoggio a quanti si rivolsero a lui. Nella fiducia che, quanto esposto possa servire a fargli ottenere la desiderata cittadinanza, e nella speranza che presto venga esaudito il suo grande desiderio e ringrazio vivamente.

Con osservanza

Busto Arsizio 19 settembre 1949

 

 

(Pag 42-43)

Promemoria di aiuti dati dal Dott. Aladar Habermann durante il periodo dell’occupazione nazifascista.

Molti fatti non sono elenca abili perché sono rimaste anonime e sconosciute le persone alle quali è stato dato occasionale e breve aiuto, tuttavia, ira coloro dei quali si sono poi le ho avute notizie, si possono citare:

 il signor Vittorio Orefice, fu Ivano e, domiciliato a Padova, via Umberto1^ n.42, perseguitato razziale e fuggiasco trova rifugio nella casa del dottor Habermann dalla fine di aprile 1944 per circa un mese fino a che non gli fu possibile riparare in Svizzera. 

La signorina Rino Tedeschi, ora sposata Grossetti , domiciliata a Badia Calavena ( Verona ) fuggiasca per le persecuzioni razziali a causa delle quali ha perduto tutti i suoi familiari, venne accolta, nascosta e mantenuta in casa del Dr. Habermann dalla fine del mese di maggio 1944, fino dopo la liberazione. Prima ricovero in casa e poi accompagnamento alla frontiera svizzera dei coniugi ungheresi Klara e Bela Jenei perseguitati razziali; accompagnamento alla frontiera svizzera degli ungheresi Colomanno Jenei, Ladislao Vadas e Bela Pfeiffer con l’aiuto della Guardia di Finanza Massarelli Giulio di stanza a Busto Arsizio, del quale si allega dichiarazione.

Aiuto per il rifugio in Svizzera dei coniugi cecoslovacchi, sempre a mezzo della stessa Guardia di Finanza Massarelli, Paolo ed Elena Pick.

 Il signor Danesi Celio, domiciliato a Busto Garolfo, via Carducci 8 ferito e ricercato dalle Brigate nere, fuggiasco, fu nascostamente medicato e curato nel dicembre 1944 in via la Macca 27 a Busto Arsizio dove si era rifugiato.

Il signor Luciano Vignati di Busto Arsizio, arrestato e detenuto dalle S.S. tedesche a Cernobbio nel dicembre 1944, venne aiutato e finalmente liberato a mezzo intervento dell’interprete ungherese Dottor Andrea Denes espressamente sollecitato.

Il signor Angelo Rumi, di Dongo, detenuto dai tedeschi a Sondrio, Venne rilasciato e rimandato a casa sempre a seguito dell’intervento dell’interprete Denes.

N.37 persone di Dongo, tutte le detenute nel carcere di S.. Donnino a Como, a disposizione delle S.S. tedesche, poterono essere aiutate e liberate con lo stesso sollecitato intervento. (Allegata lista con nomi) 

Raccolta di indumenti e offerta in denaro per dare soccorso agli abitanti di San Fedele al Laghetto, ai quali, le brigate nere, avevano incendiate le case con tutto quanto contenevano.

Sovvenzioni in denaro, medicine, indumenti al convento dei Frati Minori a Busto Arsizio (Padre Francesco Bianchi era il Padre Guardiano) perché potesse provvedere alla necessità del momento, e di quanti, bisognosi di aiuto ricorrevano a lui, in particolare famiglie degli internati e quelle più in miseria. Contributo speciale perché potesse funzionare la  “Casa del Povero” Per la distribuzione giornaliera di minestra.

Sovvenzioni particolari al Convento dei Frati Minori in Dongo (Padre Santino Viale era il Padre Guardiano) in denaro, perché potesse provvedere soprattutto al mantenimento dei fuggiaschi che ivi cercavano rifugio e specialmente di Grampa Pierino e Crespi Giancarlo entrambi di Busto Arsizio, oltre ad indumenti e medicine per i rifugiati in montagna che ascendevano al Convento in cerca di rifornimenti e di aiuti.

Il signor Virgilio Matteri, domiciliato a Dongo, già liberato con gli altri 37 dal carcere di S. Donnino, nuovamente ricercato dai nazifascisti e minacciato nella vita, trova rifugio e salvezza nella casa del Dr. Habermann, salvo il signor Luciano Vignati di Busto Arsizio, del quale gli era nota la sua qualità di Comandante di coloro che lottavano per la libertà, e i cinque ungheresi.

Dopo la liberazione furono ancora parecchie le persone aiutate, sia con il cercare e trovare per loro sicuro rifugio, sia con aiuti materiali, sia con appoggi e aiuti morali. Anche di questi, se necessario, si possono produrre certificati.

 

 

(Pag 44)

Elenco degli allegati alla distanza per la domanda di cittadinanza del Dr. Aladar Habermann:

N. 1 “ Promemoria.

“   2 “ Dichiarazione Orefice Vittorio

“   3 “ “                     “ Tedeschi Rina

“   4 “ “                     “ Massarelli Giulio

“   5 “ “                     “ Danesi Celio

“   6 “ “                     “ Luciano Vignati

“   7 “ “                     “ Rumi Angelo

“   8 “ “                     “ rilasciata dal carcere di S. Donnino

“   9 “ “                     “ Parroco di S.Fedele al Laghetto

“  10 “ “                    “ Padre Francesco Bianchi

“  11 “ “                    “ “        “ Santino Viale

“  12 “ “                    “ Virgilio Matteri

N. 14 Dichiarazione del Sen.Prof.Dr. Natale Santero

“   15 “                      “ dell’On.Dr. Enrico Tosi

“   16 “                      “   “   “    “  Luigi Morelli

N. 17 Copia della domanda inoltrata il 25-3-1948 al Ministero dell’Interno

 

 

(Pag.45)

CAMERA DEI DEPUTATI

20 DIC. 1949

2580/2821/MO.H.

Roma, Cittadinanza italiana dott. Habermann Aladar.

Gentile Signora,

Rosa Habermann De Molli

Piazza Libertà, 2 

Busto Arsizio

Gentile Signora, 

Ho parlato in questi giorni con il Segretario Particolare di S.E.l’on. Marazza Sottosegretario di Stato per l’Interno, a proposito della richiesta di cittadinanza italiana di suo marito. Ho pure constatato che è stata inviata alla Prefettura di Varese una richiesta di ulteriori informazioni.Non avendo la Prefettura di risposto, in data 13 corr.mese è stato inviato un nuovo sollecito perché le informazioni richieste giungano al più presto possibile. Oggi stesso scriverò al Prefetto di Varese perché a sua volta voglia ottemperare urgentemente alla richiesta del Ministero Interno per il risultato definitivo della pratica. A lei e a suo marito i miei vivissimi auguri e cordiali saluti.

(On.Luigi Morelli)

Segretario Confederale Sindacale L.C.G.I.L.

 

 

(Pag 46)

CAMERA DEI DEPUTATI

Roma, 2/4/1949

808/MO/22

Concessione cittadinanza italiana.

Egr.Sig.Aladar Habermann 

Piazzale Stazione 

BUSTO ARSIZIO

Egr.Sig.Habermann,

Le trasmetto la lettera pervenutami in data 28/8 u.s. n.14700 dal Ministero dell’Interno in merito alla sua richiesta di concessione della cittadinanza italiana, spiacente che il mio interessamento in suo favore non abbia sortito l’esito da lei e da me desiderato.

La saluto molto cordialmente.

(On. Luigi Morelli)

Segretario Confederale Sindacale

LCGIL.

 

 

(Pag 47)

Busto Arsizio 10 luglio 1949

Egregio e caro amico, mi perdoni anzitutto se, questa la scrivo a macchina, mi sembra un ottimo mezzo perché le cose si presentino più chiare al suo occhio, specie se tengo conto della mia pessima scrittura. Unirò a questa la copia del “ promemoria” che ho elencato, cercando di ricordare le opere buone compiute durante il più brutto periodo della guerra.molte cose purtroppo, e non sono forse le più insignificanti, non si possono citare soprattutto perché, quegli aiuti, sono stati dati a persone rimaste sconosciute. E poi, come si può tenere una registrazione, Sia pure mentale, di quelle azioni che si compivano proprio a grave rischio, è vero, ma per puro impulso altruistico? A compendio delle cose che non so e che non riesco a dire, cercherò la dichiarazione delle persone che possono dire che, mai mio marito fu indifferente, e che diede aiuto sempre e a quanti ebbero bisogno con grande generosità. E, al promemoria unirò anche quelle dichiarazioni, va bene? A Lei, in più di quanto leggerá nel “promemoria” mi pare che ben poco posso dire anche perché temo di diventare meschina raccontando piccoli fatti. Si può giovare perché lei possa un poco meglio presentare la figura morale di mio marito dirò ancora questo, e mi scusi se la annoio senza darle uno spunto buono per la sua lettera di appoggio: da quando venne a Busto, cioè dall’ottobre 1933 fino al 1939, mio marito prestò sempre servizio gratuito in ospedale. Dove lasciare il suo servizio a favore dei poveri a seguito della campagna fattagli in quell’epoca, da una collega squadrista. Però, ai poveri ha sempre prestato e presta opera gratuita, oltre a ciò da medicine ecc. ecc. (questo è un poco incensare me stessa ma…) . Ed io credo che, l’azione migliore compiuta da mio marito, quella cioè che meglio dipinge la sua infinita generosità di animo, è proprio il modo con il quale lui si è comportato con il medico citato più sopra, il quale avendo, durante il periodo della guerra, una carica in comune, era arrivato al punto di non accettare i certificati redatti da mio marito, che sarebbe riuscito a farlo sospendere dalla professione, se proprio nello stesso giorno in cui veniva notificato il provvedimento non fosse anche arrivata, dal ministero la dichiarazione di appartenenza alla razza ariana. Sì quel collega che a giustificazione del suo accanimento disse che agiva così perché era suo dovere di squadrista, per quanto nulla potesse dire contro mio marito né come uomo, né come medico che stimava, nel momento in cui si poteva denunciarlo ha dimenticato tutto il male, ed io con lui, sebbene fossi stata l’unica persona ad infierire contro mio marito in quel doloroso periodo. Questo dimostra che, non solo i combattimenti della libertà, e i perseguitati, ed i fuggiaschi sono stati aiutati ma anche coloro che hanno perseguitato, anzi proprio colui che la perseguitato.

Dopo la liberazione ancora sono stati aiutati gli altri; coloro che senza colpe, dovevano ugualmente sopportare le colpe commesse da coloro che erano i loro capi e il nome di qualche cosa, e così in quegli stessi conventi si è cercato rifugio per qualcuno di questi altri perseguitati. Così è fatto il cuore umano che cerca sempre di fare il bene ogni volta che la vita gliene offre l’occasione. Se crede che, anche di questi fatti devo cercare di avere delle dichiarazioni, lo farò per quanto non volentieri che ci vergogniamo tremendamente di ricordare alla gente che abbiamo cercato di aiutare. Mi può capire, vero?

 

 

(Pag 53-54)

AMBASCIATA D’ITALIA NEL BELGIO

Bruxelles, 9 novembre 1949

Gentile amica, 

Le sue belle rose sono stati tra i primissimi i saluti che abbiamo ricevuto al nostro arrivo a Bruxelles ed io, pur ringraziandola del pensiero tanto cortese e gradito, vorrei rimproverarla per il disturbo che ha voluto prendersi: ma i ringraziamenti prevalgono sui rimproveri anche perché mi danno l’occasione di scriverle e metterla al corrente di quanto segue.

Per motivi misteriosi che vanno a indagare, la sua lettera del 10 luglio con la quale ella mi inviava al Messico notizie dettagliate sulla loro opera di aiuto ai perseguitati, mi è pervenuta Bruxelles, rispeditami dal Messico, in data 5 novembre! Contemporaneamente, mi è giunta dall’amico Rosset Desandré la lettera che, per sua opportuna conoscenza, le unisco in copia.

Da questa lettera, e la vedrà che il Ministero degli Esteri fa ora del suo meglio per ottenere una revoca del provvedimento del ministero dell’interno. E per appoggiare quest’azione, ho inviato a Rosset l’attestazione che anche le unisco in copia e nella quale ho messo tutto quello che il mio spirito di amicizia mi ha dettato.

Con questi sforzi congiunti spero che si riesca ad avviare una favorevole soluzione della pratica. Mi perdoni se non le scrivo più a lungo, perché sono a Bruxelles da sole 48 ore e le lascio immaginare il lavoro che debbo fronteggiare. Sono comunque lieto di vedere rimesso in movimento la questione e spero che Rosset o lei mi facciano avere presto buone notizie.

La mia famiglia si unisce a me nel ricambiare a lei, a suo marito e alla sua piccola i più amichevoli saluti ed auguri. Mi creda, cordialmente.

 

 

(Pag 57-58)

Ministero dell’Interno 

Direzione generale degli affari generali e del personale

Roma, 28 AGO 1950

Relazione al Ministro per il consiglio di Stato

OGGETTO

Habermann Aladar- concessione cittadinanza italiana-

Il Dr. Aladar Habermann, nato a Csatalja il 23.2.1904 da Andrea e Malvina Giskan (all.2), di condizione medico chirurgo, residente a Busto Arsizio (Varese), ha prodotto istanza a questo Ministero al fine di ottenere la concessione della cittadinanza italiana, ai sensi dell’art. 1 del R.D.L. 1.12.1934, n.1997 (all. 1).

Visto quanto è stato riferito, con gli allegati rapporti, dal Prefetto di Varese (all. 3,4 e 5), il richiedente, che si trova nelle condizioni previste dai nn. 2 e 3 del citato articolo perché risiede ininterrottamente nel territorio della Repubblica dal 1933 (all. 6) ed ha contratto matrimonio con la cittadina Rosa Luigia De Molli (all. 7 e 8) dalla quale ha avuto una figlia (all. 9), gode buona fama per la particolare competenza con cui esercita la particolare competenza con cui esercita la professione di medico chirurgo , nutre sinceri sentimenti di italianità , parla correntemente la nostra lingua e può ritenersi assimilato all’ambiente nazionale.

 

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